Il 22 aprile scorso, pochi giorni fa, la stampa nazionale ha diffuso la notizia della chiusura delle indagini preliminari nell’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Genova sul tragico crollo del Ponte Morandi di Genova, avvenuta il 14 agosto 2018.  Settantuno gli indagati, fra dirigenti e funzionari della società concessionaria ASPI, dell’ANAS, del Ministero delle infrastrutture, del provveditorato per le opere pubbliche, addetti alle manutenzioni ed ispettori che a vario titolo sono stati coinvolti in uno dei fatti di cronaca più drammatici ed eclatanti della storia italiana recente, nel quale la città di Genova ed il Paese intero hanno pianto 43 vittime e subito danni incalcolabili. Saranno adesso i Giudici a pronunziarsi sulle responsabilità dei singoli e su quelle della politica e delle istituzioni, noi possiamo soltanto esprimere il nostro compiacimento per la risposta corale ed immediata che lo Stato ha saputo dare, con uno sforzo inusitato di tutti gli attori della vicenda. AIACE, insieme alle altre associazioni di consumatori che vorranno federarsi, intende comunque costituirsi parte civile nel processo penale che si aprirà presto davanti al Tribunale di Genova, a difesa degli interessi diffusi di cittadini ed utenti della strada, vittime anch’essi del solito, evitabile,  disastro annunziato.

Il nuovo ponte, progettato dal genovese Renzo Piano, uno dei più grandi architetti del mondo, che ha voluto rendere omaggio alla sua città così duramente colpita, è stato realizzato ed inaugurato in meno di due anni, un tempo da record per un Paese paralizzato dalle burocrazie, e ripristinata l’intensissima viabilità di uno degli snodi cruciali del sistema viario nazionale.

Ma i motivi di soddisfazione si fermano qui.

AIACE, infatti, non può esimersi dal denunziare come anche questa tragedia italiana ci offra ancora una volta lo spaccato di uno Stato che al Nord è in gradodi mettere in campo le sue energie migliori, dimostrando una capacità ed una rapidità d’intervento di prim’ordine, e al Sud affida la vita dei suoi cittadini ai più inefficienti ceti burocratici e parassitari.

La vicenda di un altro Ponte Morandi, quello di Agrigento, progettato dallo stesso ingegnere dei Lavori Pubblici,  è emblematica di questo modus agendi.

Dal 16 marzo del 2017, sul viadotto che collega la città dei Templi a Porto Empedocle non passa più un mezzo, e cioè da quando l’Anas, proprietaria dell’impianto,  dopo la diffusione di una benemerita associazione ambientalista, MareAmico,  ne ha disposto la chiusura. Da allora sono passati ben quattro anni senza che si sia mossa foglia, in una condizione di paralisi amministrativa che definiremmo comica se non fosse indecente ed inaccettabile.  Solo lo scorso 23 marzo sono stati riavviati i lavori di messa in sicurezza del viadotto, con una previsione di spesa da capogiro, oltre 30 milioni di Euro. Il ponte, chiamato Akragas II, manifesta, infatti,  una serie interminabile di carenze strutturali, specie in alcuni piloni, tali da averlo reso potenzialmente a rischio di crollo. L’opera, lunga quasi  tre chilometri, costituisce un’importante arteria viaria per quell’area della Sicilia, ma al contempo rappresenta una ferita panoramica di grande impatto, ostruendo in parte la vista del mare dalla Valle dei Templi, uno dei siti archeologici più suggestivi e ricchi del mondo, tanto da essere riconosciuto come patrimonio dell’Unesco. Durante la chiusura in molti hanno alzato la loro voce in favore  della sua  demolizione: tra questi anche un intellettuale di rara sensibilità come il compianto assessore regionale alla Cultura,  Sebastiano Tusa,  e l’immancabile Vittorio Sgarbi.  Sarebbe stata, forse,  la soluzione più coraggiosa e saggia, che avrebbe riqualificato dal punto di vista paesaggistico l’area e, con la medesima spesa da sostenere per il ripristino,  offerto la possibilità di studiare una viabilità alternativa, da realizzare velocemente, stante l’importanza strategica di una simile infrastruttura.

Dopo anni di discussioni è arrivata la decisione di intervenire sui piloni, lasciando in piedi il viadotto e facendo presagire tempi biblici di esecuzione  dei lavori, in ordine ai quali, vogliamo assicurare i cittadini,  eserciteremo  la nostra più attenta vigilanza, mettendo in campo tutti gli strumenti di tutela legale dei consumatori siciliani.

Redazione AIACE